Succede anche che spesso le valutazioni del responsabile formazione e sviluppo siano assolutamente fondate perché ha una buona visione del business, conoscenze sui diversi strumenti per fare sviluppo in azienda e un contatto frequente con le persone e i team che lavorano nella sua azienda.
A volte, però, succede che il team in oggetto si trovi a fare un percorso di team coaching aspettandosi di ricevere formazione, facilitazione o di camminare sui carboni ardenti e fare il ponte tibetano. In fin dei conti, per chi non ha mai fatto coaching non è facile immaginarsi che cos’è; in più, nell’immaginario collettivo il coach spesso ha le sembianze di un guru, un one man show, che ti dà consigli su come raggiungere la felicità.
Allora, ecco qui 6 cose che ti puoi aspettare che succedano durante un team coaching:
- Meeting e feedback. Uno dei momenti fondanti un team sono le sue riunioni e la qualità delle interazioni fra i membri del team determinano l’efficacia e l’efficienza del team stesso. Durante gli incontri di team coaching i coach (di solito sono 2) vi inviteranno a fare dei meeting di circa 30 minuti su temi giudicati rilevanti dalla squadra. Compito dei coach è osservare il team e dare feedback sulle dinamiche emerse. L’obiettivo è svelare il sistema al sistema, perché il miglioramento è possibile se il team è consapevole delle sue caratteristiche (sia quelle funzionali sia quelle disfunzionali).
- Education. A differenza da quanto succede di solito in un coaching individuale, nei team coaching sono previste delle “pillole di formazione”. Aspettati che i coach propongano al team alcuni modelli teorici che possono accelerare la consapevolezza del team e forniscono strumenti per agire comportamenti diversi. Di solito le tematiche hanno a che fare con il metodo di lavoro, gli stili comunicativi, la leadership dialogica…ma ogni coach ha le sue preferenze! Questi momenti non durano, di solito, più di 15-30 minuti (gli incontri di team coaching durano mediamente 3-4 ore).
- Sfida. Una volta instaurata una relazione di fiducia fra team e coach, aspettati che questi ultimi mettano la squadra scomoda, facciano delle domande provocatorie e utilizzino una comunicazione diretta. In più di un’occasione mi è capitato di dire al team a cui stavo facendo coaching: “questa squadra può fare di meglio” oppure “siete proprio sicuri di voler migliorare? Perché non vedo la disponibilità a pagarne i costi”.
- Impegno. I coach alla fine di ogni incontro chiedono al team e ai loro membri qual è l’impegno che si prendono per poter andare nella direzione del miglioramento auspicato. In questo modo ogni componente del team fa una promessa alla squadra relativamente a comportamenti concreti da agire o atteggiamenti da assumere: gli impegni sono un veicolo potente per ingaggiare le persone e le squadre ad agire il cambiamento desiderato.
- Conflitti. Durante le sessioni di team coaching capita che emergano dei conflitti che fino a quel momento erano rimasti più o meno latenti. A meno che le ostilità non si trasformino in vere e proprie guerre che bloccano il team, i coach non intervengono in qualità di mediatori. Nella maggior parte dei casi, l’episodio conflittuale viene utilizzato come occasione per favorire un nuovo apprendimento del team. I conflitti fanno parte della vita di una squadra: compito del coach è sostenere il team a regolarli e a valorizzarne le potenzialità.
- Questionari e test. Alcuni coach, prima di iniziare il percorso di team coaching, utilizzano delle survey o dei test per poter avere degli elementi di “autopercezione” del team. Questi dati poi vengono restituiti alla squadra durante il rimo incontro e costituiscono elementi di riflessione, spesso anche temi di sessione.
Dott.ssa Marta Trevisan
photo credit: illustrazione tratta da “Guizzino”, L. Lionni, Babalibri